Elogio al (mio) teatro

(anche se l’articolo è piuttosto serio, cercherò di smorzare il tutto con qualche meme, non si sa mai) (ma poi a chi parlo?)

“Scusa, ma se vuoi fare teatro chi te lo impedisce? Non pensarci troppo e vai!”

Queste parole dette da mia madre, che possono sembrare un’ovvietà, sono state l’inizio di una delle più belle avventure finora mai capitatemi.

Spiegone

Ho sempre avuto sin da bambina un debole per le recite scolastiche, e quando in classe ne proponevano una, io andavo in fibrillazione.

ero una bambina poco esigente, nelle recite
ero una bambina poco esigente, nelle recite

Poi, chissà perché, ho dimenticato quella passione, l’ho chiusa nel cassetto e lì è rimasta fino a 4 anni fa. Nel frattempo ho fatto le mie esperienze di vita, mi sono scontrata con gioie e dolori, ma quello di cui mi ero accorta era che difficilmente prendevo decisioni da sola. Anche se volevo andare a prendermi un gelato, mi sentivo costretta a chiamare qualcuno, con me stessa proprio non ci volevo stare.

Quindi, quel settembre 2011, dopo un momento di crisi esistenziale, vedendomi piangere, mia madre mi si avvicinò e mi chiese cosa volevo fare. Io non lo sapevo, volevo solo uscire dal loop delle amicizie forzate. Apro una piccola parentesi su quello che io intendo per amicizie forzate: ho diversi amici storici, a cui voglio un mondo di bene. Ma a me piace avere diverse comitive con diversi interessi, e senza accorgermene, una volta entrata nel giro, ne divento in un certo senso dipendente. Anche quando apro gli occhi e mi rendo conto che più di tanto a nessuno o quasi frega più della mia presenza. Anche se io stessa condivido con loro solo il divertimento di qualche serata, e nulla più. Comunque.

Sentivo questo bisogno di essere indipendente, senza avere il coraggio di esserlo davvero. Mi è venuto in mente il teatro, ma perché prendere quest’iniziativa da sola? Perché no, è stata la risposta di mia madre. Quella risposta mi caricò di rabbia -te lo faccio vedere io chi non è capace di prendere decisioni da sola-. Chiamai. Mi segnai.

Lo giuro
Lo giuro

Il primo giorno avevo quasi la nausea. Non conoscevo nessuno, e non sapevo quello che mi sarei trovata di fronte. Ricordo che fumavo nervosamente e continuavo ad andare in bagno per la tensione. Ci fecero accomodare nella sala. Mi guardavo intorno e vedevo solo volti estranei. Panico. Poi qualche persona con cui incrociavo nervosamente lo sguardo mi sorrideva, e lì capii che eravamo tutti sulla stessa barca, nessuno se non qualche rara eccezione si conosceva. Mi sentii più sollevata, e rincuorata da questo fatto, presi coraggio e cominciai timidamente a sorridere di rimando. La lezione andò bene ed io tornai a casa soddisfatta, piena di speranze e più determinata che mai.

UNICORNO2

Da quel giorno sono passati ormai 4 anni: anni di scoperte, litigi, sorrisi, amicizie nate sul palcoscenico e dolorose separazioni. Non so se sia merito della scuola, o merito mio, ma questi anni mi hanno aiutata a crescere: in primo luogo, se prima percepivo la differenza di età come un abisso insormontabile, ora quell’abisso non lo sento più, e mi sono affezionata sia a gente molto più piccola di me, sia a quelli molto più grandi. E ognuna di queste persone mi ha regalato un’esperienza e un’emozione nuova. Alcuni amici hanno preso un posto speciale nel mio cuore.

Come il dottor Frank'n Furter. La mia espressione di immensa gioia dice tutto
Come il dottor Frank’n Furter. La mia espressione di immensa gioia dice tutto

Poi la mia passione per il teatro: è esplosa come un fuoco ardente, che non si è più spento. Ho compreso la gioia di preparare uno spettacolo, l’adrenalina che ti scorre nelle vene e sembra quasi che ti faccia scoppiare il cuore, l’allegria del backstage, la complicità nell’improvvisare quando si sbaglia, il superamento della paura di recitare davanti a centinaia di persone, la forza che ti travolge quando urli “merda merda merda” insieme alla tua compagnia. Sicuro, parlando di teatro amatoriale non esiste la competizione attoriale nel senso stretto del termine, e questo è positivo (anche perché non sono mai stata un’amante della competizione in nessun campo).

lazy

Ma soprattutto, a livello personale, mi ha aiutata a conoscere davvero chi sono: a criticarmi quando ce n’era bisogno e a riconoscermi i meriti. Per una persona con l’autostima sotto ai piedi, che si sente sbagliata e che sente il mondo considerarla anormale, è stato un cambiamento molto importante. Mi sono aperta, ho imparato a dire grazie ad un complimento (prima era “non è vero!” anche quando sentivo di meritarmelo) e ad infondere coraggio negli altri. Insomma, mi ha resa più consapevole. Più accolta.

Ed è bello avere persone che condividono con te quella passione, che capiscono il fuoco che hai dentro, perché non ti prenderanno mai per matta se parli con loro delle emozioni più profonde che cela il tuo cuore.

Peter Griffin lo sa, cosa intendo
Peter Griffin lo sa, cosa intendo

Si lo so, detta così sembra una frase fatta. Ma è giusto anche guardarsi intorno: tolti quegli amici storici e la famiglia, con quante persone possiamo parlare di quanto sia bello il colore del cielo al tramonto, o di quanto ci emozioni un libro, senza che ti prendano per la solita nerd romanticona? Più volte mi è stato detto (soprattutto dai ragazzi) che sono impegnativa. La verità è che sono semplicemente emotiva. E a lungo andare, i discorsi goliardici di scopate, sballo e ubriacature mi vengono a noia, perché non è così che una persona dimostra quanto vale (anzi, per me dimostra solo quanto voglia omologarsi alla massa e fare il gradasso).

Trasgry

Ecco, guarda caso a teatro incontri gente che ha abbastanza fegato per essere se stessa, di parlare di sesso come delle proprie stranezze, senza sentirsi giudicata.

Che ha abbastanza fegato di essere se stessa, mentre interpreta qualcun altro. E anche io, dopo 4 anni, sto imparando ad essere così.

E’ questa la magia del teatro.

_DSC7835


Una risposta a "Elogio al (mio) teatro"

Lascia un commento